Sulla stazione spaziale internazionale, il cui primo modulo è stato inserito in orbita alla fine degli anni 90, si conducono non solo esperimenti scientifici sulle più moderne tecnologie ma anche, e soprattutto, esperimenti psicofisici sugli astronauti.
Ogni lancio, manovra, sgancio o aggancio capsule, nonché l’intera missione è riceve assistenza 24h da più team di controllo a terra. Il personale altamente specializzato a disposizione della NASA permette di gestire ogni eventuale problema in maniera ottimale, sia che esso riguardi difficoltà tecniche, sia che un astronauta sia in pericolo.
Con il passare del tempo, le missioni sulla ISS sono diventate sempre più lunghe, collezionando quantità di dati sempre maggiori per lo studio delle condizioni fisiche e psicologiche dell’equipaggio.
L’analisi dei dati a disposizione ha evidenziato varie problematiche che affliggono gli astronauti, più o meno gravemente, a seconda dei soggetti; ne sono un esempio i bulbi oculari schiacciati, il nervo ottico gonfio ed i conseguenti problemi alla vista che hanno interessato alcuni astronauti.
In seguito agli studi del caso, è emerso che la causa dei precedenti disturbi sia collegata alla difficoltà dei fluidi di circolare correttamente, in assenza di gravità. La scoperta ha spinto i medici ad effettuare analisi più approfondite sul comportamento del sistema circolatorio nello spazio.
Il direttore del Cardiovascular and Vision Laboratory presso il Johnson Space Center della NASA, Michael Stenger, ed il suo team hanno eseguito il monitoraggio della giugulare interna sinistra di 11 astronauti, 2 donne e 9 uomini, prima, durante e dopo le rispettive missioni sulla ISS.
La giugulare ha il compito di trasferire dal cervello al cuore il sangue, mentre quest’ultimo distribuisce l’ossigeno ai neuroni e preleva anidride carbonica da espellere.
L’equipaggio ha dovuto sottoporsi alla misura del flusso sanguigno attraverso un’ecografia del collo in 3 diverse posizioni: seduti, sdraiati e stesi su una panca inclinata.
Mentre i test svolti prima della partenza avevano dato il via libera per la missione a tutti gli astronauti, quelli svolti autonomamente a bordo della stazione hanno rilevato la presenza di ristagni di sangue su 6 degli 11 monitorati.
Il ristagno del sangue all’interno di vaso sanguigno è un fenomeno molto pericoloso che potenzialmente provoca la creazione un trombo all’interno della vena.
Un trombo è sostanzialmente una massa solida che si forma sulla superficie interna del vaso e che, se non trattato opportunamente con anticoagulanti, rischia di staccarsi ed andare a danneggiare irreversibilmente uno o più organi vitali (per i polmoni vi è ad esempio il rischio di embolia polmonare).
La presenza di trombi può provocare, oltre al ristagno del flusso, anche la locale inversione dello stesso. Durante i test, sui 6 astronauti, 2 hanno evidenziato questo comportamento di inversione.
L’equipe medica della NASA ha gestito da terra ognuno dei 5 astronauti in modo diverso a seconda del soggetto. Alcuni hanno ricevuto coagulanti per l’intera durata della missione, ad altri è stato suggerito di indossare la tuta russa Chibis (una particolare tuta con pantaloni a suzione) al fine di ostacolare la tendenza del sangue di andare verso la testa, in assenza di gravità .
La scoperta di questo ‘problema’ del flusso sanguigno nel sistema cardiovascolare umano è un evento critico in vista dell’imminente ritorno dell’uomo sulla Luna. Infatti, mentre sulla stazione spaziale è sempre presente una capsula per il ritorno sulla Terra dell’astronauta in difficoltà, nell’arco di circa 2 ore, in missioni verso altri corpi celesti le distanze saranno decisamente maggiori e non si potrà tornare a casa in così poco tempo.
Ci si aspetta dunque che le agenzie spaziali prendano serie misure precauzionali per la tutela dell’incolumità degli astronauti in viaggio verso altri pianeti.