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Gli effetti della microgravità sulle cellule cardiache

Sulla ISS procedono gli esperimenti in campo medico: questa volta, le protagoniste sono le cellule del cuore e gli effetti della microgravità su di esse. Sono state utilizzate, nel dettaglio, delle staminali pluripotenti, derivate da cellule umane del sangue, che possono differenziarsi in tutti i tipi di cellule presenti nel nostro corpo; successivamente sono state forzate a evolversi come cellule cardiache e tenute in coltura per più di un mese a bordo della ISS, mentre a Terra è stato conservato il campione di controllo. Lo scopo era quello di osservare cambiamenti nel comportamento e a livello molecolare durante e dopo la permanenza sulla ISS, in condizioni di assenza di peso, sequenziandone l’RNA.

Crescita delle cellule cardiache sulla ISS. Credits: Joseph Wu lab, Stanford University School of Medicine

Al loro ritorno a terra, le cellule staminali presentavano un aspetto normale ma uno strano comportamento: il battito era alterato ed era cambiato anche la modalità di riciclo del calcio; inoltre, si è scoperta una differenza di espressione per 2635 geni rispetto alle cellule di controllo. Questi adattamenti messi in atto per resistere alla microgravità però sono svaniti nel giro di 10 giorni e l’attività delle cellule cardiache è tornata nella norma.

A cosa servono questi studi?

Questi studi sono fondamentali in vista delle lunghe permanenze nello spazio dei futuri astronauti (per missioni verso Marte o altri corpi celesti lontani) ma anche per quelli che svolgono missioni sulla ISS, il cui tempo di missione si sta allungando.
Le ricadute in campo medico, inoltre, sono di fondamentale importanza anche per chi rimane sulla Terra: le malattie cardiache sono tra le principali cause di morte in molti paesi e risulterebbe molto utile, ai fini della ricerca, conoscere meglio i meccanismi di funzionamento delle cellule muscolari del cuore.

Questo esperimento è stato portato a bordo della ISS nel 2017 da una navetta Dragon di SpaceX ed è stato condotto dall’astronauta Kate Rubins; il trasporto non è stato semplice: le cellule si trovavano in un’incubatrice che è stata recuperata in elicottero dopo l’ammaraggio della capsula.

Rimangono irrisolti molti dubbi: ancora non si è compreso se il cambio di espressione genica possa avere un effetto a lungo termine sulle capacità cardiache degli astronauti; interrogativi che dovranno essere risolti con ulteriori studi e ricerche.

Published by
Gaia Lorenzi