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La molla idrodinamica: l’arma dell’ingegneria aerospaziale contro le dighe

Gli articoli da noi trattati affrontano molto spesso le innovazioni in ambito aeronautico e astronautico; tuttavia, ogni tanto è giusto dare uno sguardo al passato e alle idee geniali, seppur distruttive, che ha generato. Nella fattispecie, questa volta andremo a parlare del periodo della Seconda Guerra Mondiale.

È generalmente condiviso che l’esito della seconda guerra mondiale fu profondamente influenzato dall’aviazione, sia nella misura in cui l’aereo contribuì direttamente alle offensive terrestri o navali, sia in quanto, impiegato come bombardiere, ebbe la funzione strategica di minare le infrastrutture e la capacità industriale, oltre che il morale, delle fazioni contro cui venne usato. In questo contesto, emerge, in particolare, l’aviazione inglese (Royal Air Force, o RAF): risultava essere quella meglio organizzata e meglio coordinata con le altre forze armate, oltre a essere superiore dal punto di vista della qualità dell’equipaggiamento e dell’addestramento dei piloti.

Il motivo di questa piccola introduzione e parentesi storica è per fornirvi un quadro dentro cui inserire un piccolo aneddoto fornito dal Prof. Giordano. Buona lettura!

Durante la Seconda guerra mondiale l’aviazione inglese riuscì a distruggere una diga tedesca sul fiume Mohne, nella valle della Ruhr, grazie ad una soluzione escogitata dall’ingegnere inglese Barnes Wallis, che conosceva bene la fisica.
Un bombardamento classico era escluso, dal momento che per distruggere l’edificio si sarebbe dovuta realizzare un’esplosione in profondità, sott’acqua e contro la parete. I siluri, invece, sarebbero stati bloccati dalle reti di protezione disposte dalla Wermacht. Bombardare dall’alto una diga, d’altra parte, richiedeva una precisione chirurgica che l’aeronautica degli anni ’40 non possedeva. Puntare sull’abilità del pilota non avrebbe prodotto risultati.
Bisognava cambiare prospettiva di soluzione.
L’idea di Wallis fu quella di non mirare alla diga, esercizio impossibile, ma di far rimbalzare delle bombe cilindriche sulla superficie del bacino fino alla parete della diga. Le bombe venivano lanciate da un’altezza di 18 metri da aerei che volavano ad una velocità di 400 km all’ora. La molla idrodinamica era così potente che queste bombe, di massa superiore a 4 tonnellate, rimbalzavano più volte sull’acqua, sprofondando appena. L’orientazione veniva mantenuta facendole ruotare rapidamente su se stesse. Passavano sopra le reti di protezione e percorrevano così i 400 metri circa che le separavano dalla diga. Quando arrivavano a battere contro la parete, scivolavano giù lungo la diga, per poi esplodere una volta giunte sul fondo.