Un nuovo oggetto proveniente dall’esterno del nostro sistema solare sta monopolizzando l’attenzione degli astronomi, dopo il celebre Oumuamua di cui si era parlato nel 2017: si tratta di C/2019 Q4 (nome provvisorio), scoperto il 30 agosto 2019.
Il principale indizio che porta a un corpo interstellare è l’orbita iperbolica: gli oggetti appartenenti al nostro sistema solare hanno tutti orbite ellittiche tranne poche eccezioni per comete perturbate dalla gravità di Giove; inoltre, C/2019 Q4 possiede una velocità molto elevata, la quale le avrebbe permesso di sfuggire alla gravità della stella intorno alla quale si era formata.
Le analisi spettroscopiche sembrano suggerire che si tratti di una cometa: infatti, quest’ultima è formata da ghiaccio e polvere. L’acquisizione di immagini ad alta definizione ha messo, poi, in evidenza una scia, tratto distintivo delle comete; la “coda” dovrebbe farsi più evidente nel momento di minima distanza dal Sole, che sarà comunque di circa 300 milioni di chilometri,il doppio della distanza tra Terra e Sole.
Le osservazioni della presunta cometa sono state difficoltose per la sua posizione nel cielo: si trova bassa sull’orizzonte, con piccola separazione angolare dal Sole. Molti dei dati che abbiamo disponibili ad oggi provengono dall’osservatorio delle Canarie, che ha potuto beneficiare di buone condizioni atmosferiche: nei prossimi mesi gli studi saranno avvantaggiati da una maggiore vicinanza della cometa, che dovrebbe rimanere visibile fino ai primi mesi del 2021. Dal sito orbitsimulator.com è possibile seguire l’orbita di C/2019 Q4 e rendersi conto delle distanze che ci separano da questo oggetto, il quale negli ultimi mesi del 2019 si avvicinerà a Marte. Il Gemini Observatory delle Hawaii ha fotografato la cometa a colori, nella notte tra il 9 e il 10 settembre, sovrapponendo due bande di colore differenti ottenute con lo spettrografo GMOS, dopo una lunga osservazione di 5 ore.
C/2019 Q4 è solo il secondo oggetto interstellare scoperto: averlo trovato a due anni di distanza dal primo però ha fatto pensare agli scienziati che questi corpi non siano estremamente rari come si era pensato. Questa cometa, inoltre, potrà essere studiata più a lungo rispetto a Oumuamua, perché è stata scoperta con molto anticipo. L’esistenza di tanti oggetti interstellari darebbe maggiore validità alla teoria della panspermia: batteri o semplici molecole organiche potrebbero nascere in un dato sistema stellare e poi raggiungere altre stelle molto lontane e potenzialmente altri pianeti, tramite dei “messaggeri cosmici”, quali comete e asteroidi. Ovviamente sono necessari ulteriori studi: Comet Interceptor, missione ESA con lancio nel 2028, si occuperà di comete con periodo orbitale lungo.
Conoscendo meglio i corpi celesti che appartengono al nostro sistema solare, potremo comprendere quelle interstellari, di cui per ora non sappiamo nulla al di fuori di quello che ci racconterà C/2019 Q4.