Home » Ponte Morandi: analisi inedita della NASA
Ponte morandi

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Avete presente la famosa frase “Perché dobbiamo spendere per le missioni spaziali“? Ebbene, la NASA, tramite il Jet propulsion laboratory di Pasadena, ha fornito l’ennesimo motivo per cui è una spesa più che giustificata: ha recentemente fornito un’analisi satellitare del ponte Morandi, facendo emergere che le deformazioni più significative hanno iniziato la loro estensione già anni prima.

Siamo più precisi. Il 14 agosto si celebrerà il primo anniversario dal crollo del ponte Morandi e, proprio a ridosso della triste ricorrenza, arriva uno studio della NASA compiuto su fotografie satellitari; questa analisi avrebbe messo in risalto che, già dal 2015, i problemi del Ponte Morandi erano più che evidenti, manifestando oscillazioni e veri e propri movimenti dell’intero ponte.

 Se quei dati fossero stati elaborati e sfruttati per lanciare un alert il disastro del 14 agosto 2018 si sarebbe forse potuto evitare

Questo è quello che ha detto Carlo Terranova, il geologo del Ministero dell’ambiente, che ha messo a disposizione la raccolta fotografica effettuata al ponte morandi tramite il sistema duale di satelliti radar Cosmo-Skymed dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana).

Elaborando le immagini satellitari con una tecnica innovativa in grado di cogliere gli spostamenti al millimetro, il gruppo di lavoro, coordinato dall’italiano Pietro Milillo, ha studiato l’evoluzione del viadotto: dopo i primi, lievi spostamenti del 2015, il Morandi ha probabilmente subìto deformazioni strutturali più significative in numerose parti fra marzo 2017 e agosto 2018.

Oltre queste condizioni al contorno, sono state verificate anche oscillazioni di ben 9 -10 centimetri a 7 mesi dal crollo.

analisi satellitare ponte morandi
Credits: ilsecoloxix.it

Nell’immagine che potete vedere sopra, saltano particolarmente all’occhio le forti oscillazioni verticali che sono state registrate proprio da marzo 2017 e soprattutto il loro evidente e continuo ampliamento da quella data in poi: costantemente superiori ai 5 centimetri, arrivando a toccare i 10 centimetri fra gennaio e agosto 2018.

Se questo tipo di immagini fosse stato disponibile 3 o 4 anni fa, probabilmente, si sarebbe potuto evitare il disastro del 14 Agosto 2018 che ha ucciso 43 persone; magari questa è la lezione che serviva per imparare definitivamente che questo tipo di tecnologie non sono uno spreco di risorse ma, anzi, andrebbero valorizzate e portate avanti nel migliore dei modi. 

Molte volte occorre guardare la Terra dell’alto per salvarla.

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