Non è uno spettacolo insolito: ogni volta che assistiamo a un volo di uccelli migratori, questi si dispongono sempre in modo da formare una V, comportamento che possiamo riscontrare anche nei velivoli Caccia. Non tutti di voi, forse, sa che questa disposizione ha una sua motivazione e non è per nulla banale.
Quando gli uccelli volano sbattendo le ali, invece di limitarsi a planare, ogni spinta dell’ala verso il basso produce nell’aria dietro ogni uccello un vortice verticale (turbolenza) che circola come in figura:
La formazione a V è una delle migliori per un posizionamento ottimale; oltretutto, consente agli uccelli di restare in vista l’uno dell’altro. L’uccello capofila sfrutta un po’ della spinta verso l’alto creata da quelli che gli stanno a destra e sinistra, ma di solito la sua posizione è comunque la più faticosa: dato questo grande onere, è assai probabile che gli uccelli dello stormo la ricoprano a turno.
Come è risaputo dalle più elementari leggi dell’aerodinamica, l’allungamento alare è uno dei parametri più importanti durante la formazione dei vortici; ciò vuol dire che solo i volatili con apertura alare sufficientemente ampia possono utilizzare questo effetto a proprio vantaggio.
Come spesso accade, il mondo animale viene utilizzato come esempio per aumentare l’efficienza delle nostre risorse: anche i piloti di caccia volano in formazione a V, subendo una spinta analoga a quella degli uccelli migratori; volando appena dietro le punte delle ali dell’aereo che li precede, possono risparmiare fino al 18% di carburante!
Credits: Prof. Vincenzo Giordano; wired.it