Vivere la sensazione di microgravità è sempre stata motivo di invidia verso gli astronauti. Se vi dicessi che, invece, è possibile rivivere questa esperienza anche qui sulla Terra?
Un aereo che percorre una traiettoria parabolica riesce a simulare perfettamente le stesse condizioni “a gravità zero” che vigono sulla Stazione Spaziale Internazionale. La NASA e l’ESA, infatti, hanno velivoli appositamente preparati per le esercitazioni degli astronauti e per compiere piccoli esperimenti scientifici.
Immaginate di essere su un aereo non molto dissimile a un normale volo di linea, per essere più precisi un Airbus A300. Se la vostra immaginazione lo permette, adesso distingueremo tre fasi principali:
Ciò che abbiamo illustrato è, però, la condizione “ideale”. Nella realtà, poiché ci si muove all’interno dell’atmosfera terrestre, c’è da mettere in conto l’attrito che produce un peso sia nel momento della salita che in quello della discesa. Il pilota, quindi, ha il compito di bilanciare la forza di attrito con i motori, permettendo all’equipaggio del velivolo di subire un’attrazione gravitazionale quasi costante durante la fase di discesa (e quindi una quasi totale assenza di peso).
Il contributo scientifico che fornisce la microgravità è enorme. Per poter fornire una descrizione più che accurata, usiamo una delle risposte fornite da Vladimir Platzer, decano dei voli Zero-G:
Sono finalizzati alla stazione spaziale internazionale, la ISS, per il suo funzionamento pratico. Ogni singola componente deve essere prima testata qui, per vedere la risposta che avrà in un ambiente senza gravità. Nulla può essere lasciato al caso. Servono per abituare anche gli astronauti a prendere confidenza con l’ambiente che li ‘ospiterà’ per diversi mesi, anche gli italiani, Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti, per citare gli ultimi, sono venuti qui durante il loro addestramento. Inoltre, i voli Zero-G sono voli propedeutici per avere una prima risposta agli esperimenti proposti ed una massa di dati necessaria per poterli successivamente presentare e proporli per uno studio più approfondito e protratto nel tempo e negli effetti, sulla ISS stessa. I ricercatori che vedi intorno a te, difficilmente conducono esperimenti singoli, ma hanno progetti protratti negli anni. Alcuni hanno una ricaduta immediata anche sulla vita quotidiana, basti pensare alla ricerca sulla decalcificazione ossea che colpisce durante la permanenza nello spazio e che è stata importante per trovare nuovi rimedi all’osteoporosi. Ma anche ai numerosi studi collegati all’attività cardio-vascolare o cerebrale
Fonti: wired.it; focus.it