Fin dall’antichità, l’uomo ha sempre cercato di porre il suo dominio su terre “sconosciute”, risorse comprese. Nel mondo odierno, con la continua evoluzione tecnologica, il nostro pianeta è diventato, ormai, scarno di terre misteriose. Come ovviare a questa mancanza? Ovvio, ci si trasferisce fuori dal nostro attuale pianeta. Ma come occorre comportarsi se, per esempio, il terreno su cui si vuole imporre il diritto di possesso è la luna? O qualsiasi altro corpo celeste?
Diversi anni fa, i coniugi Williams, degni eredi di Totò e della sua vendita della fontana di Trevi, ebbero una grande idea: vendere a 30€ un acro di Luna, circa 4000 m^2. La motivazione è tanto semplice quanto banale: secondo i coniugi, molto presto sarà possibile (oltre che necessario) accedere agli appezzamenti lunari. Chi ci crede, quindi, è giusto che abbia la possibilità di poter acquistare questi terreni, concedendo addirittura la possibilità di garantirsi delle proprietà su Marte o Venere. Tra i pensieri di voi lettori, indubbiamente, staranno lampeggiando frasi alla “Altro che affare galattico, è una fregatura terrestre!”. Ebbene, vi sorprenderà sapere che non è così. Il diritto di vendere terreni presenti nel Sistema Solare deriva da un errore presente nel Trattato Internazionale Spaziale (di cui parleremo tra poco). Questo documento stabilisce, infatti, che nessun governo può attribuirsi il possesso di un territorio di un corpo celeste, senza chiarire esplicitamente che neanche i cittadini abbiano il diritto di farlo. Questo dettaglio è bastato ai coniugi Williams per tramutare tutto in un grande business, permettendo a tutti di poter regalare ai propri cari una fetta di quella bellissima luna luminosa che si staglia nel nostro cielo, anche se permane il dubbio se tutto questo sia effettivamente regolare.
Conosciuto anche come “Trattato sullo Spazio Esterno” (Outer Space Treaty), è stato redatto nel 1967 da circa 100 Paesi Europei. Tra i tanti articoli che lo compongono, ha particolare rilievo l’articolo 4, secondo cui sarebbe consentito “l’utilizzo della Luna e degli altri corpi celesti esclusivamente per scopi pacifici“ e proibisce espressamente di “stabilire basi militari, installazioni o fortificazioni“. Non solo, lo stesso trattato “proibisce espressamente agli stati firmatari di rivendicare risorse poste nello Spazio, compresa la Luna, un pianeta o altro corpo celeste, poiché considerate ‘patrimonio comune dell’umanità”; l’articolo 2 del trattato afferma, infatti, che “lo spazio extra-atmosferico non è soggetto ad appropriazione nazionale né rivendicandone la sovranità, né occupandolo, né con ogni altro mezzo“.
Tutto perfetto ma, come avete potuto constatare, la fregatura era dietro l’angolo.
Date queste condizioni al contorno, arriva una nuova idea dalla Russia: formare avvocati con una preparazione adeguata a dibattere cause relative alle dispute territoriali sulla Luna. Questo piano, partorito dall’incontro fra l’agenzia spaziale russa Roscosmos e l’Accademia delle scienze russa, è stato presentato per ovvi motivi: la Luna diventerà, in tempi relativamente brevi, “molto affollata”. Non è un segreto che in molti hanno visto il nostro satellite come futura base per le missioni a lungo raggio, oltre che come risorsa per l’estrazione di minerali, per missioni a scopo scientifico e altro.
Secondo il Former Director del RUDN Institute of Space Technologies, Gennady Raikunov:
È da considerare necessario […] sviluppare un piano per il supporto legale degli interessi della Russia in potenziali controversie territoriali e istruire università specializzate affinché diano una formazione adeguata a un numero necessario di specialisti in diritto spaziale
Insomma, molto presto avremo delle diatribe legali davvero… FUORI DAL MONDO!
Fonti: tomshw.it; moondaily.com; “Dallo Sputnik allo Shuttle” (Umberto Guidoni)