Addio Opportunity: missione ufficialmente conclusa
Questo è un addio al rover Opportunity, che per 15 anni anni ha esplorato Marte con grande onore, regalandoci numerosissime immagini che hanno fatto il giro del mondo, rivelando numerosi segreti del Pianeta Rosso.
In una conferenza da parte della NASA, tenutasi il 13 febbraio 2019 alle ore 20:00 italiane, è stato comunicato, infatti, la stop dei tentativi, da parte degli ingegneri, di risvegliarlo, dopo aver eseguito più di 800 tentativi in più di 8 mesi.
La missione di Opportunity
In realtà, non ci si aspettava che Opportunity potesse durare così tanto. La NASA diede al rover a sei ruote, inizialmente, un’aspettativa di vita della durata di 90 sol (i giorni marziani). Ma dopo il lancio dalla Terra, avvenuto nel 2003, il rover è sopravvissuto per ben 15 anni su Marte.
Spirit, il rover “gemello” di Opportunity, ha preceduto quest’ultimo nella sua morte, terminando ufficialmente la sua missione nel 2010, dopo sei anni di esplorazione.
Spirit, dopo essersi incredibilmente bloccato nel deserto, rimase in una posizione sfortunata, dalla quale non ha potuto assorbire abbastanza luce solare per sopravvivere.
“Si è semplicemente congelata a morte”, disse Nelson.
Opportunity ha quindi completato la prevista missione iniziale di 90 sol, ha scoperto il primo meteorite caduto su un altro pianeta, ha analizzato per due anni il cratere Victoria, ed è sopravvissuto a diversi ostacoli, come ruote bloccate nella sabbia, reset della memoria improvvisi durante la notte, e ibernazioni in caso di basso livello di energia, dovuti soprattutto a pannelli solari sporchi di polvere per via di tempeste di sabbia, come quella avvenuta nel 2007, a cui sopravvisse, o come quella avvenuta a giugno 2018, che ha causato un’ibernazione dalla quale non si è più risvegliato.
Un rover da record
Tutte le analisi scientifiche erano orientate verso la ricerca storica del clima e dell’acqua del Pianeta Rosso, nei siti in cui le condizioni potevano essere state favorevoli per la vita.
Poiché l’acqua liquida è necessaria per la vita, così come la conosciamo, le scoperte di Opportunity hanno implicato come favorevoli le condizioni del Pianeta, per un certo periodo di tempo nella storia di Marte.
La cosa formidabile è sicuramente il numero di obiettivi e record raggiunti dal rover marziano:
- Registrato un record di guida su Marte: il 20 marzo 2005 il rover ha percorso ben 220 metri in un solo giorno.
- Sono state restituite più di 217.000 immagini, tra cui 15 panoramiche a colori a 360°.
- Trovata ematite, un minerale che si forma nell’acqua. La scoperta è avvenuta nel suo sito di atterraggio.
- Scoperte forti indicazioni sul cratere Endeavour dell’azione dell’acqua, presente in passato. Azioni simili all’acqua potabile di uno stagno o di un lago sulla Terra.
Tra le più grandi tempeste di sabbia su Marte
E’ stata proprio una tra le più grandi tempeste di sabbia su Marte a far addormentare, per sempre, Opportunity.
Ma non è sicuramente un fenomeno isolato: le tempeste di sabbia su Marte sono comuni, soprattutto durante la primavera e l’estate nell’emisfero sud, quando il pianeta è più vicino al Sole. Il rialzo delle temperature atmosferiche alimenta venti che sollevano particelle di polveri finissime.
Queste particelle di sabbia coprono qulasiasi cosa, insediandosi ovunque. Coprono anche i pannelli solari dei rover e, nel caso di Opportunity, è un bel problema, visto che lavora esclusivamente a energia solare.
Opportunity smise così di comunicare con il centro di controllo a Terra. L’ultima comunicazione è avvenuta il 10 giugno 2018. Soltanto nel mese di settembre, il rover riemerse dalle polveri e fu fotografato dal satellite Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA, in una delle sue orbite intorno a Marte.
“Oppy”, così lo chiamano i ricercatori della NASA, appariva come un puntino luminoso, ma non ha mai comunicato con la Terra.
Un rover che ha superato tantissimi ostacoli e ci ha regalato tantissime emozioni durante i suoi 15 anni di carriera. La sua carriera si conclude nel modo in cui è iniziata, in mezzo a una spietata tempesta nel deserto, nella Valle della Perseveranza, nulla di più adatto a lui: “Non avrei potuto immaginare un luogo migliore”, ha riferito il direttore del JPL, Michael Watkins.