Dopo un rinvio di 24 ore per problemi ai sistemi di monitoraggio del Pad di lancio a circa T-50 secondi dal lancio, lo scorso 11 maggio 2018 debuttò l’ultima versione del Falcon 9, denominata Block 5 (anche se in realtà è la sesta iterazione) dallo storico Pad 39A, al Kennedy Space Center, in Florida. Il satellite portato in orbita, chiamato Bangabandhu-1, con destinazione GEO e sviluppata dalla Thales Alenia a Cannes, è attualmente utilizzato per trasmissioni dati e televisivi per il Bangladesh.
L’obiettivo di quest’ultima versione, è quello di raggiungere ciò che Musk si è sempre prefissato insieme a SpaceX: un veicolo veramente facile da riutilizzare, paragonabile agli aerei di linea a cui siamo abituati: atterraggio, posizionamento del nuovo secondo stadio e payload, messa in verticale sulla rampa di lancio, rifornimento e via.
Tenendo conto del fatto che il F9 è in continua evoluzione, quello che abbiamo qui è una vera “Major Version” con cambiamenti sotto ogni aspetto.
Fare quello in cui non riuscivano le precedenti versioni: il nuovo Falcon 9, infatti, può volare ben 10 volte senza alcuna manutenzione, e ben 100 volte “con piccole manutenzioni”.
Per adempiere a ciò, le prime versioni verranno, “incredibilmente” controllate attentamente sotto ogni aspetto per verificare che tutto ha funzionato come previsto. In un’intervista tenuta da Elon Musk poche ore prima del lancio, in riferimento a ciò è stato detto:
“Ironicamente, abbiamo bisogno di smontarlo per confermare che non ha bisogno di essere smontato. Quindi questo razzo probabilmente non volerà per un paio di mesi.”
Verranno prodotti dai 30 ai 50 booster, in base alle esigenze dei clienti, e per dimostrarne l’affidibilità, Musk aggiunge:
“Solo per darvi un’idea, intendiamo dimostrare due lanci orbitali dello stesso veicolo a distanza di 24 ore l’uno dell’altro, prima della fine del prossimo anno.“.
Sono ufficializzate molte modifiche “sperimentate” nei precedenti lanci del Falcon 9: i nuovi farings 2.0, e le griglie che vengono utilizzate per il controllo durante il rientro in atmosfera, saranno d’ora in poi in titanio, ottime per resistere ai calori estremi durante la discesa. Le precedenti versioni in alluminio molto spesso ne risultavano danneggiate.
Come novità vere e proprie abbiamo che la potenza dei motori è stata aumentata dell’8% ed è stata migliorata la protezione termica esterna del razzo, in modo da proteggerlo meglio durante il rientro. Sono state fatte molte modifiche a livello di materiali utilizzati, che comprendono anche delle rivisitazioni estetiche.
È infatti facilmente notabile come le gambe di atterraggio e l’interstage (costruito in fibra di carbonio) adesso non siano più verniciati come il resto del razzo: viene infatti utilizzato un nuovo materiale termico che non richiede più tinteggiatura, e questo agevola notevolmente il riutilizzo.
Le gambe di atterraggio sono state anche riviste a livello meccanico: è stato rimosso il meccanismo che le teneva bloccate durante il rientro e adesso il bloccaggio avviene in modo automatico. Questo agevola di molto il processo di recupero. Fino ad adesso, i tecnici impiegavano anche un paio d’ore per ripristinare le gambe.
Anche le missioni con equipaggio sono al centro dell’attenzione per la nuova versione dato che uno dei requisiti della NASA per avere la certificazione adeguata al volo con astronauti è quella di far volare uno stesso razzo, senza modifiche progettuali, 7 volte di seguito.
Questa sarà l’ultima major version per il Falcon 9, prima di essere rimpiazzato completamente insieme al Falcon Heavy dal BFR (Big Falcon Rocket) negli anni ’20. Si pensa che ci saranno all’incirca altri 300 voli del Falcon 9 prima del suo completo ritiro.
Il lancio dello scorso 4 giugno è stato l’undicesimo lancio di SpaceX per quest’anno, e citando Musk:
“Siamo sulla buona strada per raddoppiare la nostra velocità di lancio rispetto all’anno scorso, che è già stato un anno da record per noi.”