Astronauti: le conseguenze della permanenza nello spazio

Il nostro sguardo è spesso rivolto unicamente all’atterraggio dei moduli spaziali. Non tutti si soffermano sulle condizioni degli astronauti dopo l’atterraggio.

In molti avranno sognato di essere nello spazio e quasi tutti sanno bene che, prima dell’eventuale partenza, sono richiesti anni di duro addestramento. Il motivo di questo addestramento è univoco: gli astronauti non escono esattamente indenni dal loro “soggiorno” a gravità zero. Ma quali sono le conseguenze sul loro organismo?

In un precedente articolo abbiamo esaminato gli effetti delle radiazioni cosmiche, in questo ci soffermeremo sulle conseguenze della gravità ridotta (effetti che, ovviamente, sono “visibili” solo una volta tornati a Terra).

Cominciamo con una crudele affermazione: Lo Spazio non è per tutti. Bisogna godere di un’ottima salute, avere nervi saldi e capacità di gestire lo stress e affidarsi scrupolosamente a piani fisici e alimentari sia prima della partenza che dopo il ritorno a Terra. L’assenza di gravità, la mancanza di luce solare, la permanenza in spazi ristretti privi di privacy e, non ultimi, il rumore che si sente a bordo e la mancanza di cibo fresco sono fattori che rendono la permanenza nello Spazio molto faticosa.

LE CONSEGUENZE PER GLI ASTRONAUTI

Quando tornano sulla Terra gli astronauti non riescono a muoversi bene perché i loro muscoli si sono indeboliti. All’interno delle stazioni spaziali gli astronauti effettuano regolarmente ginnastica ma, per la gravità ridotta, la potenza fisica cala comunque drasticamente.

Altro problema grave, che non può essere completamente risolto con gli integratori, è la riduzione della densità delle ossa, circa dell’1-2% per ogni mese passato nello Spazio. Non essendoci la gravità, infatti, le ossa non subiscono il peso del corpo e quindi non si rigenerano, costringendo gli astronauti a correre ai ripari facendo uso di medicinali contro l’osteoporosi.

Anche la vista non esce incolume: il nervo ottico si gonfia e schiaccia i bulbi oculari. In pratica, è come essere affetti da presbiopia e si possono anche vedere delle macchie.

Per riassumere, trascorrere sei mesi nello Spazio velocizza terribilmente l’invecchiamento, in quanto, dal punto di vista psico-fisico, questi sei mesi pensano esattamente come dieci anni!

Dati tutti questi “danni”, è ovvio che gli astronauti debbano necessariamente affrontare un vero e proprio percorso di riabilitazione (si svolge a Houston presso il centro spaziale della NASA): insomma, addirittura un atto naturale come il parlare diventa una tortura (le labbra e la lingua sembrano pesanti). Attraverso questa riabilitazione, devono rafforzare ossa e muscoli, come prima cosa, per riuscire a camminare di nuovo normalmente, non avere più problemi di equilibrio e afferrare gli oggetti senza difficoltà (cosa che appena atterrati non riescono a fare), poi devono riabituarsi al cibo e alle bevande terrestri, recuperare pienamente la vista e rafforzare anche il sistema immunitario.

Per le prime tre settimane non possono guidare e devono anche limitare i contatti con gli altri esseri viventi, perché sono sensibili a germi e batteri e potrebbero ammalarsi facilmente. Inoltre devono stare sotto controllo per verificare che non abbiano subito danni a causa dell’esposizione alle radiazioni spaziali e che non manifestino problemi psicologici.

Per concludere alla meglio questo articolo, inseriamo una breve dichiarazione, del Dottor Filippo Ongaro, in merito alla riabilitazione degli astronauti:

Credits: diregiovani.it

Dipende un po’ dalla plasticità del tessuto e dalla capacità e bravura dell’astronauta di fare un programma di riabilitazione. Il muscolo tende a recuperare abbastanza perché il muscolo è un tessuto piuttosto plastico, l’osso è molto più ostico. Dopo mesi e mesi di assenza di gravità il recupero dell’osso può essere più difficile. Dipende molto anche da quanto l’astronauta viene sottoposto a una riabilitazione ben fatta, ben strutturata, cosa che oggi è molto più vera di alcune decadi fa. Oggi la differenza la fa anche il piano di attività fisica che gli astronauti fanno a bordoA bordo della Stazione c’è una farmacia piuttosto completa e gli astronauti ricevono addestramento completo per la gestione dei sintomi e emergenze mediche. In ogni missione c’è poi un astronauta con un ulteriore addestramento medico

 

 

 

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Gianmarco Valletta