A differenza della SpaceX che sta progettando un nuovo razzo (il Big Falcon Rocket) per portare l’uomo su Marte, la filosofia della Lockheed Martin è quella di utilizzare le tecnologie attualmente disponibili sviluppate dalla NASA, della quale è prime contractor, come la capsula Orion e lo Space Launch Systems (SLS).
I progetti della azienda statunitense, attiva nel settore dell’ingegneria aerospaziale e la difesa, per raggiungere il pianeta rosso, risalgono al 2016, quando, durante l’International Astronautical Congress (IAC) di Guadalajara, presentò l’idea del Mars Base Camp. Quest’anno invece, all’IAC di Adelaide, tenutosi dal 25 al 29 settembre, è stato il nuovo Mars Ascent/Descent Vehicle (MADV) a fare da protagonista.
Diversamente da quanto indicherebbe il nome, la Mars Base Camp non è un’unica missione o l’idea di creare una colonia sulla superficie del pianeta rosso (come la Mars City annunciata da Elon Musk ad Adelaide); è bensì un insieme di missioni che permetteranno la presenza umana, prima in orbita, e successivamente sulla superficie di Marte.
La primissima missione sarà la MBC-1 che, grazie all’esperienza fatta con la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), avrà l’obiettivo di posizionare un veicolo modulare riutilizzabile in orbita marziana. L’assemblaggio è previsto direttamente in orbita e le componenti saranno lanciate tramite lo SLS.
La navicella sarà composta da un nodo centrale provvisto di cupola, simile a quella dell’ISS, un modulo abitativo, un laboratorio e un modulo per escursioni. Saranno presenti anche due gruppi di serbatoi criogenici, due moduli a propulsione elettrica con pannelli solari, due capsule Orion e due stadi propulsivi criogenici. Tutto basato sul principio della ridondanza in modo da poter affrontare qualsiasi avvenimento.
Questo veicolo è stato pensato per un viaggio di mille giorni con un equipaggio di sei persone e servirà alla realizzazione di esperimenti scientifici in orbita marziana piuttosto che a una discesa sulla superficie del pianeta. Verranno impiegati dei droni che potranno essere inviati nelle zone dove si verificheranno dei fenomeni interessanti e che serviranno, inoltre, a raccogliere campioni in superficie. L’obiettivo fondamentale, però, sarà quello di studiare le lune di Marte. Infatti, a tale scopo, una capsula Orion munita di unità propulsiva avrà l’incarico di analizzare da vicino satelliti come Phobos o Deimos.
In un secondo momento verrà attuata la missione MCB-S che prevedere le prime escursioni umane sulla superficie marziana e che troverà le basi fondamentali nella precedente MCB-1. Questa fase è stata al centro della presentazione della Lockheed Martin al Congresso di Adelaide di quest’anno.
Il cuore della missione sarà il MADV, il lander che permetterà la discesa e la risalita da Marte. Capace di portare al suo interno fino a quattro astronauti, il MADV sarà un veicolo monostadio e riutilizzabile, in grado di portare tutto il necessario per una permanenza di due settimane sulla superficie del pianeta.
I piani della Lockheed, infatti, non prevedono una colonizzazione immediata ma progressiva. L’equipaggio rimarrà per circa 11 mesi nei pressi del pianeta rosso e saranno solo organizzate delle piccole escursioni di 15 giorni come quella descritta prima.
Tutto ciò porterà a una riduzione notevole dei costi in quanto non bisognerà portare grandi quantità di equipaggiamenti in superficie; a un miglioramento della sicurezza degli astronauti che potranno abbandonare in tempi brevi il pianeta in caso di emergenza; e a una maggiore precisione del luogo di atterraggio.
Il progetto Deep Space Gateway della NASA (in collaborazione con l’agenzia spaziale russa Roscosmos) sarà lo scenario ideale per testare le tecnologie e le fasi della Mars Base Camp. Inoltre, aprirà le porte alla “corsa allo spazio del ventunesimo secolo”, che vede come protagonisti, non più nazioni politicamente contrarie, ma gruppi di essere umani (privati e statali) con un obiettivo comune: portare l’uomo sul pianeta rosso. Chi ci arriverà per primo? NASA e Lockheed o SpaceX? Dovremo aspettare almeno fino agli anni trenta per vederlo.
Fonti: Sito ufficiale della Lockheed Martin; www.astronautinews.it