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Scie chimiche: le origini del mito

Scie chimiche durante la prima guerra mondiale

Scie chimiche durante la prima guerra mondiale

Conosciamo tutti questa storia, o per meglio dire, questa bufala ad alta quota riguardante sostanze chimiche rilasciate tra le nuvole dagli aeroplani di tutti i tipi: civili, militari e commerciali. Gli scopi? Queste scie chimiche dovrebbero avvelenare l’aria, cambiare il clima, dare atto a genocidi silenziosi. Di questo caso ormai sappiamo tutto ma parleremo in seguito del fenomeno nella sua fattispecie. In questo articolo ripercorreremo la storia della scie chimiche, dalla nascita fino ai giorni nostri.

Scie chimiche durante la seconda guerra mondiale
Scie chimiche durante la seconda guerra mondiale.

Sono due i filoni che studiano il fenomeno: il primo, quello scientifico, analizza le condizioni in cui i motori degli aerei formano le scie di condensa e per quanto tempo persistono nel cielo, con esperimenti documentati. Il secondo è quello dei sostenitori della teoria del complotto che ipotizzano le tesi più inverosimili senza l’ombra di una prova o anche solo di un indizio ad eccezione delle banali fotografie amatoriali.

Boeing B-17E

 

Boeing B-17E della U.S. Force (foto ricolorata in seguito)

Dal momento che non abbiamo prove dei complotti in questione, possiamo parlare con
certezza, piuttosto, delle scie di condensazione, un fenomeno comune che si manifestò su larga scala per la prima volta durante la Seconda Guerra Mondiale. I bombardieri americani B-17 e B-24 mentre sorvolavano i cieli della Germania rilasciavano, ad alta quota, lunghe scie di vapore acqueo. Con le basse temperature presenti ad alta quota, il vapor acqueo si condensa e forma un composto gassoso-colloidale di microscopici cristalli di ghiaccio, molto simile alla nebbia, queste nuvolette artificiali possono permanere alcuni minuti o più, a seconda della quantità di vento presente: ciò rappresentava un serio problema per i piloti, che divenivano visibili a lunga distanza.

Zeno Diemer

 

Il pilota tedesco Zeno Diemer.

Prima di divenire un fenomeno diffuso, delle scie di condensazione si parlò per la prima volta subito dopo la prima guerra mondiale: correva l’anno 1919 e il pilota Zeno Diemer notò, nel cielo di Monaco, delle scie anomale e mai viste prima. Nel 1938 invece, l’aviatore italiano Mario Pezzi, battè il record di altitudine raggiungendo quota 17083 metri. Il suo primato è ancora imbattuto per i biplani con motore a pistoni e con propulsione ad elica. Pezzi descrisse chiaramente una scia di condensazione che inizialmente credeva causata da un guasto al motore.

Mario Pezzi il giorno in cui battè il record

 

Mario Pezzi il giorno in cui battè il record, 22 ottobre 1938.
Scie chimiche: arresto di Richard Finke e Larry Wayne Harris

 

L’arresto di Richard Finke e Larry Wayne Harris

Quando Internet divenne alla portata di tutti, la bufala delle scie chimiche cominciò a diffondersi a macchia d’olio in molte nazioni. Era il 1997 e due americani decisero di divulgare la bufala per pubblicizzare la propria azienda, una società di consulenza per la sicurezza. Richard Finke e Larry Wayne Harris cominciarono a spammare delle email in cui annunciavano l’imminenza di un attacco terroristico: dal momento che era tutto inventato e non c’era nessun attacco terroristico in atto o che da lì a poco si sarebbe manifestato, Finke pensò a qualcosa di “silenzioso” e “invisibile”: le scie di condensazione. La mail recitava così:

Email di Richard Finke e Larry Wayne Harris

 

Email di Richard Finke e Larry Wayne Harris

La bufala iniziò a girare per mail, radio e tv di provincia, prima di espandersi a livello nazionale e poi mondiale. Dei giorni nostri e dell’ignoranza che dilaga in materia parleremo nei prossimi articoli.

Per ulteriori info: https://aerospacecue.it/scie-chimiche-o-di-condensazione-la-parola-al-prof-agostino-de-marco/8476/