Durante il mese di Dicembre 2015 si era tanto parlato di ciò che era riuscito a realizzare il razzo Falcon 9 e di come aveva buttato le basi per la riutilizzabilità del primo stadio. L’impresa compiuta il 9 Aprile 2016 non è stata da meno, infatti il Falcon 9 è finalmente riuscito ad effettuare un atterraggio verticale su di una piattaforma marina, preferibile al semplice atterraggio di terra in quanto si evitano qualsiasi tipo di incidente che potrebbero causare danni ad edifici o persone. Raggiungere questo risultato, però, non è stato una passeggiata: già a Gennaio un razzo di SpaceX aveva centrato perfettamente la barca-drone (così chiamata perché, a differenza di una qualsiasi piattaforma marina, quest’ultima può essere controllata a distanza), ma a causa del malfunzionamento di uno dei meccanismi che blocca una delle sue quattro gambe si era inclinato su un lato, esplodendo poco dopo.
Va sottolineato che il Falcon 9 avrà un’altra missione oltre quella, già riuscita, dell’atterraggio del primo stadio in posizione verticale: esso, infatti, è stato usato per mettere al suo posto un altro tassello che potrebbe essere ancora più importante della sua recente conquista, ossia quello di lanciare nello Spazio la capsula Dragon,che trasporta una sorta di casa gonfiabile in cui far vivere gli astronauti. Dovrebbe raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) il 10 Aprile 2016. La casa gonfiabile si chiama Beam (Bigelow Expandable Activity Module) e sarà testata per due anni, per vedere come si comporta nello Spazio e per capire se è sicuro farci vivere delle persone.
Kirk Shireman, responsabile delle operazioni della ISS, si è espresso sull’utilizzo dei moduli Beam e sulla loro importanza:
Sono il futuro. Gli umani li useranno quando inizieremo ad allontanarci dalla Terra, per iniziare ad abitare nell’Orbita terrestre.
Elon Musk è a capo di questa missione e di SpaceX – Space Exploration Technologies Corporation – ed è chiaro che il suo obiettivo ultimo è quello di riuscire a portare nello spazio persone che non siano solamente astronauti, ma anche dei semplici turisti curiosi, fino ad arrivare, un giorno non eccessivamente lontano, a portare un uomo su Marte.
I presupposti sono più che positivi e fanno ben sperare: non resta che augurarci di procedere “Verso l’infinito e oltre”.