Euclid, la missione dell’Agenzia Spaziale Europea dedicata allo studio dell’universo oscuro, ha superato la Preliminary Design Review, ovvero la verifica preliminare del progetto: il satellite e la sua strumentazione scientifica possono quindi essere costruiti.
Una buona notizia per i ricercatori italiani. L’Italia è infatti coinvolta nella missione Euclid sotto molteplici aspetti: sia attraverso la realizzazione di sottosistemi dei due strumenti di bordo, quello per immagini nel visibile (VIS) e quello per fotometria e spettroscopia nel vicino infrarosso (NISP), sia con la responsabilità della gestione del Segmento di Terra e della survey, ma anche con ruoli importanti per aspetti tecnici e scientifici della missione. Il nostro Paese è, insieme a Francia e Gran Bretagna, il principale protagonista della missione grazie al supporto, in primo luogo, dell’Agenzia Spaziale Italiana.
“La missione Euclid è prioritaria per l’ASI”, dice la Responsabile Osservazione dell’Universo dell’Agenzia Spaziale Italiana, Barbara Negri. “La partecipazione nazionale a questa missione di frontiera per la scienza prevede un team scientifico numeroso e di alto livello e il coinvolgimento di una delle maggiori industrie italiane che realizzano strumentazione scientifica per lo spazio. Tutto questo rafforza il posizionamento già raggiunto dall’Italia nel campo della Space Science”.
In Euclid sono coinvolti oltre duecento scienziati italiani, appartenenti all’INAF (principalmente gli Istituti IAPS, IASF di Bologna e Milano, e gli Osservatori Astronomici di Bologna, Brera, Padova, Roma, Torino e Trieste), all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e a numerose Università (in primo luogo l’Università di Bologna e poi Università di Ferrara, Roma La Sapienza, Università Roma 3, Università di Trieste, SISSA, CISAS).
“Come co-fondatore della missione, è un’enorme soddisfazione”, dichiara Andrea Cimatti, docente al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna. “Questo risultato è stato possibile grazie all’eccellente lavoro della squadra italiana di Euclid. È emozionante pensare che stiamo contribuendo a una missione che illuminerà la parte oscura dell’Universo”.
“Il successo di questa review – aggiunge Luca Valenziano responsabile INAF delle attività Euclid Italia “dimostra l’impegno della comunità scientifica italiana in Euclid, in costante aumento: ora iniziamo la fase, complessa ma interessantissima, della produzione degli strumenti”.
Euclid studierà con un livello di accuratezza mai raggiunto prima l’Universo Oscuro, quello che noi oggi ancora non conosciamo, ovvero il 95 per cento circa del totale. Compito di Euclid sarà quello di realizzare una mappa super dettagliata della distribuzione e dell’evoluzione di materia ed energia oscura nell’Universo, i due ‘ingredienti’ che ancora non siamo riusciti ad identificare e di cui ci sfugge la natura. Per il suo ambizioso compito Euclid utilizzerà un telescopio di 1,2 m di diametro e due strumenti per mappare la distribuzione tridimensionale di ben due miliardi di galassie e della materia oscura che le circonda, andando a censire oltre un terzo dell’intero cielo.
La partecipazione dell’INFN in Euclid è recente, come uno dei percorsi nuovi dell’Istituto attraverso cui cercare le risposte alle domande chiave dei prossimi decenni, quale appunto la natura dell’energia oscura.
“L’INFN ha una lunga e importante tradizione nello studio delle interazioni fondamentali – spiega Laura Patrizii, responsabile per l’INFN del progetto – tradizione che, anche con la partecipazione alla missione Euclid, si apre alla cosmologia osservativa”.
L’INFN vi partecipa con le sezioni di Bologna e di Padova, che hanno attualmente responsabilità specifiche nell’elettronica dello strumento NISP, con la prospettiva di un più ampio coinvolgimento.
Euclid, proposta all’ESA nel 2007, è stata approvata nell’ottobre del 2011 come seconda missione di classe media nell’ambito del programma Cosmic Vision dell’Agenzia Spaziale Europea. La Società italiana Thales Alenia Space è stata scelta nel 2013 come prime contractor del veicolo spaziale. Da allora il progetto della missione è stato approfondito e accuratamente rivisto in ogni suo punto. Con quest’ultimo ‘via libera’ si apre la fase della realizzazione vera a propria del satellite e tutte le sue componenti per arrivare, secondo le attuali previsioni, al lancio della missione nel 2020 dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana francese.