Il Falcon 9 è un lanciatore a razzo progettato e costruito dalla Space Exploration Technologies (SpaceX) del magnate sudafricano Elon Musk. È in grado di trasportare 13.150 kg di carico utile in orbita terrestre bassa (LEO), e 4.850 kg in orbita di trasferimento geostazionaria (GTO). Falcon 9 è composto da due stadi, entrambi spinti da motori Merlin a ossigeno liquido e RP-1. Ed è lui il protagonista di un nuovo tassello della storia dell’esplorazione spaziale.
Nella sera di lunedì 21 dicembre a Cape Canaveral in Florida (in Italia erano le 2:30 circa del 22 dicembre)il Falcon 9, infatti, dopo aver effettuato il trasporto di 11 piccoli satelliti nell’orbita terrestre, è riuscito a fare ritorno alla base in posizione verticale: un risultato eccezionale che apre un nuovo capitolo per i veicoli spaziali, dimostrando che è possibile riutilizzare uno stadio di un razzo all’infinito mantenendolo sicuro e affidabile, riducendo di molto, quindi, i costi legati a questo tipo di missioni.
I razzi di oggi, infatti, vengono progettati per essere utilizzati per un solo volo, in quanto si distruggono ritornando sulla Terra. Questo porta a costi elevatissimi, che l’azienda SpaceX vuole abbattere. Per questo il primo stadio del Falcon 9 è riutilizzabile: dopo il distacco, infatti, scende in caduta libera in un primo tempo, poi accende nuovamente i motori frenando bruscamente la caduta e atterra in piedi, estendendo quattro zampe retrattili, su di una zattera predisposta nell’Oceano Atlantico.
Dopo tale successo, l’azienda sta lavorando per poter far fronte ad un compito ancora più difficile: la riutilizzabilità del secondo stadio. Data l’altitudine da cui viene lasciato cadere, tale stadio, viene costretto ad un vero e proprio rientro atmosferico. Questo comporta che il secondo stadio dovrà essere dotato di uno scudo termico completo, oltre ai sistemi di comunicazione e di propulsione per gestire il rientro. Entrambi gli stadi, comunque, sono stati progettati per renderli resistenti all’acqua marina e agli impatti.
Le sfide di SpaceX, dunque, non sono finite ma siamo sicuri che questo è solo l’inizio di un mondo di nuove scoperte nei razzi “riciclabili”.