Cinque anni fa – più precisamente nel Dicembre del 2010 – il motore della sonda Akatsuki si spense dopo soli tre minuti dei dodici previsti nella manovra di inserimento in orbita attorno a Venere; ciò, scaturì probabilmente dalla formazione di sale che ostruì le valvole. Queste, avrebbero dovuto portare il carburante al motore principale. Senza considerare il verificarsi di eventi che hanno portato al danneggiamento dell’ugello di scarico.
Obiettivo primario della sonda, è studiare la dinamica dell’atmosfera venusiana; in particolare, prerogativa degli scienziati è di trovare indizi decisivi che permettano di spiegare la “super-rotazione” atmosferica, nonché condurre esperimenti per confermare o meno la presenza di lampi.
Gli strumenti a bordo di Akatsuki – ammesso che restino funzionanti e che riescano a operare anche nella nuova orbita – monitoreranno Venere con un set di cinque fotocamere, atte ad osservare le nubi a bassa quota, mappare la distribuzione del vapore acqueo e del monossido di carbonio e cercare, attraverso delle apparecchiature infrarosse, vulcani attivi sulla superficie. Infine, attraverso una fotocamera che opera nell’ultravioletto, verrà rilevato il diossido di zolfo.
Data l’importanza della missione, la JAXA ha deciso di stanziare la straordinaria cifra 13 miliardi di yen (circa 84 milioni di euro) per la sonda, e 12 miliardi di yen (circa 72 milioni di euro) per il lancio; è stato così possibile finanziare il nuovo piano di volo e le operazioni di inserimento orbitale, in modo da poter ritentare questo “appuntamento” con Venere entro il 7 Dicembre 2015.
Le condizioni saranno, però, ancora più avverse di quelle del 2010: Akatsuki dovrà infatti operare esclusivamente con i suoi motori secondari, normalmente impiegati nel controllo dell’assetto. L’ostruzione della valvola, infatti, aveva provocato anche una combustione ad alto ossidante che aveva innalzato le temperature nelle camere del motore, rendendolo per sempre inutilizzabile.
Akatsuki disporrà di otto motori secondari, ognuno dei quali genera appena 22 N di spinta, contro i quasi 500 del motore principale. In compenso, i motori secondari non hanno bisogno dell’ossidante: ciò, nel 2011, aveva permesso agli ingegneri di svuotare i serbatoi di Akatsuki, disperdendone il propellente nello spazio e facendo perdere 65 chilogrammi di massa alla sonda. D’altronde, nello spazio, meno massa significa maggiore spinta disponibile e maggior controllo.
I problemi, però, non finiscono qui.
La manovra interrotta prematuramente aveva portato Akatsuki su un’orbita molto vicina al Sole: probabilmente, troppo vicina. Gli ingegneri, infatti, sospettano che la sonda abbia dovuto sopportare temperature ben oltre i suoi limiti; motivo per cui, l’agenzia spaziale JAXA ha reputato opportuno il rafforzamento dei controlli e un attento monitoraggio della temperatura di ogni singolo strumento durante la missione.
Nonostante tali complicazioni, l’agenzia spaziale giapponese si mostra determinata a portare avanti questo progetto, sottolineando l’essenzialità di un eventuale ampliamento della conoscenza dell’universo attualmente conosciuto:
“Una volta inserita in orbita, Akatsuki osserverà l’atmosfera di Venere”, si legge in un comunicato della JAXA, ”Le sue osservazioni approfondiranno le nostre conoscenze sui meccanismi di circolazione atmosferica e ci permetteranno di confrontarli con quelli terrestri.”
Incrociamo le dita e speriamo che anche queste domande possano trovare delle risposte!