La misteriosa navicella X-37B del Pentagono rientra sulla Terra
Si è conclusa venerdì 17 ottobre alle 18:24 ora italiana una delle missioni spaziali più segrete di sempre: presso la base militare di Vandenberg, in California, è atterrato l’X-37B. In orbita attorno alla Terra dall’11 dicembre 2012, esso sembra uno Shuttle in miniatura e senza equipaggio.
Il velivolo, lungo 8,8 metri, alto 2,9 metri e con un’apertura alare di 4,6 metri, è dotato di array di pannelli solari per generare la potenza necessaria alla sua alimentazione. È stato fabbricato dalla Boeing in collaborazione con la Nasa, la US Air Force e la DARPA, l’agenzia della Difesa che si occupa di progetti speciali. Decollato in gran segreto da Cape Canaveral, è stato portato da un razzo Atlas V nello spazio, dove ha aperto il proprio pannello dorsale esponendo numerosi strumenti scientifici. Ufficialmente è un Orbital Test Veichle, che la Nasa avrebbe impiegato per testare nuove tecnologie utili alla realizzazione di veicoli spaziali riutilizzabili, ma varie sono le ipotesi sui reali scopi del progetto.
“La missione è top secret”
ha dichiarato il capitano Chris Hoyler della US Air Force, aggiungendo che è una piattaforma sperimentale per diverse tecnologie: dagli scudi termici per i veicoli spaziali, alla modellazione ambientale, dal volo in autonomia allo sfruttamento dell’energia solare.
La vicenda è cominciata nel 1999, quando la Nasa ha avviato il programma per costruire una piccola navicella senza pilota, destinata a condurre esperimenti e portare in orbita nuove tecnologie da provare. Nel 2004 l’iniziativa è passata nelle mani della DARPA. L’Air Force possiede oggi nella propria flotta, oltre all’ Otv-3 appena rientrato, due X-37B, entrambi utilizzati per missioni segrete. Otv-1, decollato ad aprile 2010, è rientrato 225 giorni dopo. Otv-2, invece, lanciato a marzo 2011, è tornato sulla Terra a giugno 2012, dopo 469 giorni in orbita.
Un alone di mistero resta legato a quello che è, appunto, anche detto: “il drone del mistero”. Era stata avanzata l’ipotesi, in seguito scartata da diversi scienziati, che l’obiettivo di X-37B sia di spiare il programma spaziale della Repubblica Cinese, in quanto il velivolo presentava una rotta molto simile alla stazione orbitante Tiangong-1. Un’analisi più attenta ha evidenziato però che la velocità e la distanza tra i due oggetti orbitanti non consente buone operazioni di controllo. Una seconda linea di pensiero è che l’obiettivo del Governo americano sia quello di realizzare un velivolo per la sorveglianza elettronica più facilmente manovrabile nello spazio rispetto ai satelliti convenzionali. Secondo il Daily Beast, X-37B probabilmente porta con sé radar, telecamere, macchine fotografiche e altri sensori:
“L’idea è che X-37B trasporti pacchetti di sensori ‘specializzati’ che possano essere riconfigurati come necessario per ciascuna missione quando il velivolo torna sulla Terra. Questa capacità di riconfigurazione rende l’X-37B più economico e più flessibile di un satellite – che sale nello Spazio con un pacchetto di sensori immutabile e alla fine viene dismesso. I satelliti, spesso, costano milioni di dollari e non possono essere riconfigurati né riutilizzati, a differenza di X-37B”.
La navicella passa su Corea del Nord, Iraq, Iran, Pakistan e Afghanistan, e quindi potrebbe avere il compito di osservare questi paesi. In genere però i satelliti spia preferiscono la rotta polare, perché consente una visione più completa della Terra, mentre X-37B vola sull’equatore. Ma la versione ufficiale del Pentagono non convince nessuno. C’è chi ipotizza allora che l’X-37B sia una nuova arma balistica, la prima arma spaziale, costruita forse per distruggere i satelliti nemici o colpire zone della Terra con bombe di precisione dallo Spazio. Sarebbe così superata non solo l’idea della guerra di trincea, ma anche quella dei conflitti armati, dei bombardamenti atomici e delle armi nucleari per lasciare il posto ad una nuova, pericolosa ma affascinante frontiera della guerra: quella delle armi spaziali.
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